Un piccolo cittadino pugliese (con riferimento alla vicenda del bimbo di un anno di Foggia affetto da una gravissima patologia ma lasciato privo della necessaria assistenza sanitaria domiciliare dalla sanità regionale pugliese) chiede solo di vivere e di essere assistito: sarà pure comodo e finanziariamente conveniente lasciarlo privo di assistenza, ma è disumano. Non voglio strumentalizzare, ma non posso restare impassibile davanti a uno dei tanti pugliesi dimenticati: Emiliano risolva il caso ad horas o la vicenda approderà anche nelle aule del Consiglio Regionale.
Mi unisco all’appello di questa famiglia e di tutti i pugliesi con gravi disabilità, che vogliono affrontare la sfida della vita ma anziché vicinanza e sostegno incontrano lontananza e distacco o, peggio, l’abbandono terapeutico e assistenziale: i diritti non si affievoliscono a causa della malattia, anzi.
Mentre buona parte del Parlamento è impegnata più nella promozione di un presunto diritto a morire che non nella difesa del vero diritto di ciascuno di noi a vivere e ad essere curato e assistito, voglio rivolgere anch’io un appello a Emiliano: anche se non assicura consensi elettorali e la presenza di telecamere, questo bimbo, al pari di altri pugliesi, necessita di cure domiciliari specifiche che non gli vengono fornite. Che facciamo: cominciamo a prendercene cura o uccidiamo la sua speranza e la sua vita?